lunedì 20 ottobre 2014

Da 'condividere assolutamente'!

Cari tutti, 
A questo invito non si può dire di No! Gli amici dell'associazione il Calabrone Son ben L lieti di invitare a tutti nessuno escluso a:
 "UNA GIORNATA PARTICOLARE" che si terrà nel pomeriggio di domenica 26 ottobre. Si tratta di un pomeriggio davvero particolare nel senso che vogliamo ricordarci del "nostro" 26 ottobre in un modo inusuale, questa volta pieno di vitalità ed energia che scuota tutti ma in un modo positivo e che ci faccia essere orgogliosi di tutta la vitalità di cui Mormanno può essere capace.

Rivolgo a voi associazioni di Mormanno un invito personale affinchè informiate i vostri associati dell'iniziativa e prendiate parte al pomeriggio di attività sia in veste di cittadini che come associazioni. 

Questo il programma:

ore 18.00 
“Per chi suona la campana”
Concerto di campane e adunata in Largo San Rocco
iniziativa patrocinata dal FAI Pollino

ore 18.30
Concerto itinerante dei Tamburi di Moncerviero
e flash mob dei ragazzi delle scuole medie

ore 19.15 
Parole in circolo 
Laino Castello, Cavallerizzo,  Mormanno, Pentedattilo
Storie a confronto
Sacrestia della Cattedrale di Santa Maria del Colle

Un caro saluto a tutti intanto e ci vediamo domenica prossima in giro,
Raffaella

domenica 12 ottobre 2014

In viaggio presso Novi velia!

Una tradizione millenaria va curata e preservata, per farlo ogni anno a Maggio I mormannesi si recano a NOvi Velia festeggiando ed omaggiando il Santuario della Madonna del Monte. Oggi a rievocare il Misticismo di questo luogo sacro sono i piccoli del Miromagnum! Un orgoglio senza eguali. Per chi volesse approfondire con un po di storia e qualche curiorità... di seguito una nota di dettaglio. Nel frattempo godetevi questo video che racconta uno dei tanti pellegrinaggi dei Mormannesi (1965). Dimenticavo per molti dei piccoli sarà la prima volta.. corona di alloro per questi nuovi iniziati! Buon Pellegrinaggio all'insegna del Foklore e della tradizione!.
P.s. Ylenia aggiornaci!
Nel cuore del Cilento, proprio alle spalle del capoluogo, Vallo della Lucania, si erge in tutta la sua potenza, solitario gigante della valle di Novi, il massiccio del Gelbison, sulla cui vetta si trova il più alto Santuario d'Italia, dedicato alla Vergine Maria. 
  Il nome del monte è di chiara etimologia saracena, Gebil-el-Son, il Monte dell'Idolo, come di origine araba sono tanti toponimi cilentani, dovuti alla lunga permanenza dei Saraceni nel territorio. 
   E se il monte fu chiamato con questo nome, vuol dire che già al tempo dei Saraceni esisteva un luogo di culto lassù, sulla vetta. 
   Per i Cilentani il Gelbison è semplicemente "il Monte Sacro", che attira annualmente migliaia di fedeli che lassù confluiscono non solo dalla regione campana ma anche dalla Basilicata, dalla Puglia e dalla Calabria per deporre ai piedi di Maria le loro pene e chiedere le sue grazie celesti. 
   La "Madonna del Monte", come viene chiamata dai Cilentani, la cui venerazione risale al 1300, è una statua lignea, in origine rozzamente scolpita e restaurata in epoca moderna. 
   La Vergine è rappresentata seduta, col Bambino sul braccio sinistro e con la destra atteggiata a distribuire i suoi favori divini. 
   Il viso bruno, allungato, gli occhi alla greca, tutta la figura slanciata, ci riportano all'iconografia bizantina e alla colonizzazione "basiliana" del primo millennio della nostra era, cioè dei monaci italo-greci, seguaci dei precetti di San Basilio, fondati sulla preghiera, la meditazione e lo studio delle Sacre Scritture. 
   Essi, fuggiti da Bisanzio e dalla penisola balcanica, in seguito alle invasioni degli Avari e degli Slavi e alle lotte iconoclaste del 726, si rifugiarono nell'Italia Meridionale e, risalendo, trovarono nel Cilento, a quei tempi aspro e selvaggio, con i suoi boschi fittissimi e le mille grotte e anfratti, il luogo ideale per l'isolamento necessario alla loro vita eremitica e cenobitica. 
   I fondatori del santuario, che in origine era solo un piccolo tempio, sicuramente vissero, all'inizio, in grotte naturali o intorno alla grotta nella quale avevano sistemato l'Immagine della Madonna, alla quale è legata una leggenda, riferita dal monaco celestino Bernardo Conti nel suo libro: "Storia e miracoli della Beata Vergine del Monte Sacro di Novi"
   Alcuni pastori di Novi Velia, volendo edificare per loro comodità un piccolo tempio dedicato alla Madonna, alle falde del monte, ed essendo riusciti vani tutti i loro tentativi poiché al mattino si trovava disfatto il lavoro del giorno innanzi, deliberarono di vegliare di notte per scoprire gli autori e portarono con loro un agnello per cibarsene. Ma, sul punto di essere ucciso, l'agnellino sfuggì loro dalle mani e, saltando di balza in balza, arrivò sulla vetta, arrestandosi tutto tremante davanti ad un muro che ostruiva una piccola grotta. In essa era l'Effige della Madonna. Attoniti, i pastori ridiscesero a raccontare l'accaduto ai compaesani e al vescovo di Capaccio, poiché allora non c'era ancora il vescovado a Vallo. Il vescovo si recò sul luogo per constatare con i propri occhi ma, al momento di benedire la grotta, risuonò una voce dall'alto: "Questo luogo è santo ed è stato consacrato dagli Angeli". 
   Questa la leggenda che, per altro, è comune a molti santuari. Il primo documento storico che parla di una "rupis Sanctae Mariae" nel feudo di Rofrano (l'altro versante del monte) risale al 1131 e si trova in un Diploma dato da Ruggero II, il Normanno, all'abate Leonzio di S.Maria Grottaferrata. Il citato monaco celestino narra che il tempio, ampliato e divenuto santuario, fu posseduto per alcuni anni dal vescovo di Capaccio ma nel 1323 Riccardo di Marzano, Maresciallo del Regno di Sicilia, duca di Sessa, conte di Squillace, barone di Novi, principe di Rossano, lo comprò per darlo in uso ai monaci celestini di Novi, per i quali aveva mutato in convento il suo castello. 
   L'Ordine dei Celestini, fondato, nel 1264 da Pietro Angelerio, chiamato Pietro del Morrone, (dal monte, vicino ad Isernia, sul quale egli visse da eremita per parecchi anni), divenuto papa col nome di Celestino V, era una congregazione di eremiti i quali, per il loro tenore di vita austero, solitario e contemplativo, erano i più adatti per un santuario posto in cima a un monte alto 1700 metri. 
   Allorché l'Ordine dei Celestini decadde e si estinse del tutto nel sec. XVIII, il santuario ritornò al vescovo di Capaccio. 
   Ad ogni santuario è legato il pellegrinaggio, come forma di devozione, insita in tutti i popoli e in tutte le religioni. 
   Nell'antichità poteva trattarsi di una selva, di un fiume, di una roccia, di un albero, di un monte sacro o di una divinità taumaturgica. 
   Il Cristianesimo ha offerto alla venerazione luoghi che evocassero un evento divino o una chiesa. Maria Santissima del Sacro Monte è la Madonna del Cilento. 

mercoledì 8 ottobre 2014

Prossima tappa: Belvedere Marittimo

Siamo pronti, il 13 Ottobre 2014 insieme agli amici dell'Alto Tirreno Cosentino festeggiare i il Santo Patrono di Belvedere Marittimo. San Daniele, è il Patrono di Belvedere, i festeggiamenti in suo onore hanno luogo, nella frazione Marina, ogni anno da tempi immemorabili dal 13 ottobre – giorno in cui la Statua del Santo viene portata in processione dal Convento presso la chiesetta in Marina, eretta in suo onore – al 20 ottobre, con una fiera d’importanza regionale, che rappresenta una delle grandi tradizioni degli usi e dei costumi belvederesi.
La fiera è detta “del lago”. Tale denominazione è derivata dal fatto che nella contrada “Lago” presso S.Stefano di Mangone, San Daniele, dopo cinque anni di noviziato, unitamente ai suoi compagni Frate Partenio Adimari di Corigliano e Frate Anselmo Musitano di Castrovillari, fondo’ nel 1224, per ordine di Padre Bernardino Puglisi, un convento col titolo di “Santa Maria del Soccorso”. Lo stesso titolo è stato dato alla Chiesa del Convento di Castrovillari ove nel 1226 fu tenuto il capitolo che creo’ San Daniele Ministro Provinciale delle Calabrie, ed alla chiesetta in vicinanza del Convento dei Cappuccini in Belvedere Marittimo. La contrada Lago di S. Stefano di Mangone era all’epoca un luogo solitario ed impraticabile, detto “il lago”, dove San Daniele dimoro’ per due anni.
La fiera ha luogo gia’ dall’ottocento e comunque prima della costruzione del tronco ferroviario “Battipaglia‑Reggio Calabria” come si dimostra dalla foto originale di fine Ottocento delle baracche che il comune concedeva ai mercanti per l’evento.
Inizialmente in fiera avveniva la compravendita di ovini, suini e bovini, dove veniva stabilito il prezzo che doveva rimanere tale fino alla fiera successiva. Ricco era anche il mercato dei tessuti dove le mamme acquistavano il corredo per le nozze delle figlie. In quei giorni, a causa dell’enorme folla di visitatori il transitare delle vie della Marina diventava impossibile. Figure d’epoca: le donne diamantesi con i vasetti di terracotta colmi di “alici salate” ed il vecchietto con organetto e “pappagallo” in gabbietta che con il becco estraeva il biglietto della fortuna.